La Bianconiglia si presenta come un’operazione simil-editoriale. Non si tratta di un prodotto di consumo in senso merceologico, per quanto fin da subito i suoi curatori abbiano sviluppato un concetto di “vendibilità” che occhieggiasse al catalogo d’arte, alla rivista, alla fanzine e a medium di differente natura – in maniera non casuale, ma causale, il Web e le sue capacità sintetiche, proteiformi nonché arbitrarie, è stato un modello di riferimento. Fin da subito il libro si è perciò distinto per una sua forma di libertà intrinseca, muovendo gli artisti all'auto-analisi e all'auto-critica.
Il progetto Donna e Superstizione cui il libro è legato (uno dei primi "cartacei" di cui si è occupato lo Spazio Wunderkammer), ha rischiato di non vedere mai la luce, malgrado l'impegno profuso dagli artisti coinvolti nell'operazione (Marco Anzani, Claudio Arisi, Vittoria Attianese, Siria Bertorelli, Anna Cigoli, Francesca Dalla Benetta, Elisa Boldori, Renato Florindi, Fabio Guarneri, Gianluca Mangano, Fausto Merli, Riccardo Pirovano, Giorgio Tentolini e il sottoscritto, più i contributi di Pierluigi Buglioni, Don Giovanni Trabucco e Giovanni Locatelli). Non ho mai capito veramente cosa sia andato storto, forse il gruppo artistico aveva perso l'entusiasmo necessario per portare a compimento il progetto, forse il circuito di Attraversarte da cui la Bianconiglia era patrocinato ha dovuto favorire progetti più contingenti. In ogni caso, quale che sia la motivazione (su cui si può riflettere in un altro momento, e magari lo farò), noi dello Spazio Wunderkammer abbiamo deciso, dopo circa un anno dalla stampa del volumetto (che faceva la muffa nei suoi scatoloni), di fare un po' nostra l'idea, di organizzare delle piccole esposizioni a tema e di distribuire la "Bianconiglia: donna e superstizione, anche". Il volumetto è stato 'rilasciato' non solo a Cremona, ma anche a Milano in modo massiccio, e ha fatto delle comparsate nelle librerie e nei pub inglesi di Londra e dintorni, e naturalmente a Barcellona, dove forse ha trovato il suo committente ideale. Per le mostre allo Spazio Wunderkammer invece, io e Maria abbiamo potuto usufruire di un piccolo budget con cui (hallelujah) far fronte alle spese pubblicitarie (veri flyer a colori piuttosto che fotocopie in bianco e nero alle quali eravamo abituati).
Qui sotto, ci sono un po' di immagini tratte dal libro, ma mi riservo di postare un pdf downloadabile in futuro (quando capisco come fare).
DCF